Manca una data certa per le origini del Palio, come del resto non si hanno notizie precise per la fondazione della città di Siena, che nel mito inizia proprio con un “palio”.
La lunga, corsa dai figli di Remo, Senio e Aschio, che raggiunsero la città dopo la fuga da Roma.
Certo è che il Palio è antico come Siena. La sua storia si intreccia per sempre con quella della città.
Nell’età d’oro della Repubblica senese – 150 anni tra l’inizio del Duecento e la metà del Trecento – il Palio era il momento solenne e conclusivo per celebrare l’Assunta nelle feste di mezz’agosto.
Si trattava, beninteso, di un palio in forma diversa da quello attuale. Agli inizi del 1300 già si correvano palii alla lunga, anche con i cavalli privi di fantino, e al vincitore che raggiungeva l’antica Cattedrale dopo esser partito da una delle porte della città, veniva dato in premio un “pallium”, un drappellone di stoffa preziosa, che avrebbe poi dato il nome alla Festa.
Nei primi decenni del Seicento il Palio concluse il suo processo di trasferimento in Piazza del Campo e la sua trasformazione in festa popolare.
La proposta di correre il Palio in Piazza arrivò ufficialmente al Comune l’11 luglio 1605 dai due Deputati della festa per il Palio d’agosto: il Capitano Sigismondo Santi e il Cavalier Fortunio Martini. Una stampa di Bernardino Capitelli del 1632 offre data certa di un Palio “alla tonda” corso in Piazza.
Precedentemente erano molte di più ma, da quell’anno, la Governatrice Violante Beatrice di Baviera sancì con un “Bando sui confini” l’attuale suddivisione della città all’interno delle mura.
Le Contrade di Siena, sin dal 1894 con la nascita del Magistrato delle Contrade , hanno voluto trovare un luogo comune per gestire il Palio ed affrontare al meglio le loro problematiche.
Nel 1947 un gruppo di senesi fondò il Comitato Amici del Palio con la finalità di mettersi a supporto del Palio da innumerevoli punti vista che vanno dal miglioramento di alcuni aspetti della festa fino alla sua divulgazione.
Nel 1981, poi, si è sentito il bisogno di dare vita ad un organismo come il Consorzio per la Tutela del Palio che controllasse, senza fini speculativi, l’immagine del Palio in Italia e nel mondo.